La prima volta che sono entrato in quella casa non mi sembrava vero.
Una disordine ed un lezzo sopportabili a stento con quella voglia di andar via al più presto possibile. Lei, una donna di mezza età dall'aria completamente smarrita e gli occhi vivi quando mi è venuta ad aprire quella porta che mi avrebbe spalancato al suo mondo.
Ma non faccio in tempo a riprendermi da quello che vedo e dalle sensazioni che ho, che sbuca da un lungo corridoio un ragazzo che forse aveva appena raggiunto la maggiore età inveendo contro sua madre rimproverandola che non avrebbe dovuto aprire perché l'appuntamento che avevo e che loro sapevano di avere con me, era saltato e tutto si sarebbe dovuto rimandare.
Ma l'aria di quel ragazzo non era quella di un ragazzo bensì di un maleodorante genitore dalla barba rada ed incolta del genere di quella appena cresciuta con i peli talmente morbidi che hai tutti i motivi per dire che doveva prima rinfoltirsi per poter quantomeno essere ascoltato quando avesse dovuto parlare anche solo accennando a sua madre!
Vengo a sapere successivamente che quella donna era gravemente malata di una malattia degenerativa e che non aveva molte speranze.
Tutta la famiglia per motivi nascosti aveva preso il sopravvento su di lei compreso il marito che con il suo atteggiamento aveva implicitamente autorizzato ciascuno dei figli a comportarsi così con lei.
L'ultima volta che ci siamo visti, non perché non ci sia più perché solo descrivo l'ordine di tempo delle cose, quella stessa donna mi ha trattenuto più di quanto non potessi rimanere per le mille cose che avevo da fare quel pomeriggio, appena prima delle feste, ma non riuscivo ad andare.
Mi ha mostrato, sorridendo, un vaso posto in cima ad una libreria, in bella posta e dominante tutto il salone. Posto emblematicamente rappresentativo. "...quella rosa me l'ha regalata un uomo, mentre stavo passeggiando con mio marito, e nonostante mio marito quell'uomo me l'ha comunque data"...!
Sorridendo di quel sorriso eloquente della vita, del desiderio fortissimo di vivere e di essere profondamente rispettata, mentre mi raccontava di quanto era accaduto. "... non mi permettono di fare nulla, io so guidare e comprendo tutto, ma mi trattano come se non ci fossi più..." aggiunse mentre accentuava quel sorriso che si meravigliava, nonostante la soddisfazione, che quella rosa fosse stata data proprio a lei.
'Craving'
Gianni Antonazzo