Ci vuole un po' di musica, di quella buona che permette di rilassarti davvero,
che ti fa apprezzare ogni nota, ogni pizzicata, ogni colpo del martelletto dei tasti sulle corde del pianoforte,
ogni soffio sull'ancia del clarinetto e che nell'armonia composita, trai quel senso del ritmo,
che ti fa muovere la testa, che ti spinge a portare il tempo
così, senza quasi accorgertene mentre ti ritrovi immerso nella melodia e nelle sue pause, timbri, accidenti e
accordi diminuiti, quelli che ti introducono ad altro, attesa di ciò che deve venire, proprio come nella nostra
vita, orchestra maestra, non delle serate festive e dei concerti in teatro ma rapsodia di ogni singolo momento
trascorso, sincopi dei pomeriggi assolati, dell'ora nell'imbrunire,
pausa del finire dell'opera e preludio di una nuova maestria, della bacchetta ben disposta, e l'attenzione dei
maestri, degli amici, della gente che incontri,
ogni attimo, ogni singolo attimo, uno ad uno, di una vita intera osservando il sole, fulgido di maestà,
come decine di violini all'unisono, e le arpe e le viole, i tamburi che scandiscono un tempo,
quello che stiamo vivendo adesso, porzione del pentagramma di noi e dei passi che ci restano per il futuro.